Su di me

«Beati i miti perché erediteranno la terra». E con voce solenne Peppino dal fondo della classe: «Prufissù, tu erediterai la terra, perché sei un mito!». Almeno così la pensava Peppino in una prima media di una scuola del centro storico di Palermo. Non ho ancora capito se fosse un complimento, ma immagino di sì. Il mito mi ha sempre affascinato perché è in grado di dire il rapporto complesso tra la realtà, la comprensione dei suoi sensi e le sue narrazioni.

Mi sono sempre vantato di essere nato in un piccolo e noto borgo medievale a strapiombo sul mare, nell’estremo lembo occidentale della Sicilia. Ma obiettivamente non è merito mio. Anche se non avevo ancora cinque anni, mi ricordo una sera di gennaio l’omicidio di Mario Francese, nella strada in cui abitavo, a Palermo. Da allora non ho mai smesso di essere un  osservatore curioso, e per quanto possibile impegnato, della mia terra, e delle sue grida di liberazione dal fenomeno mafioso. Con una certa intolleranza per la diffusa retorica a riguardo, amo questa terra che, come ha scritto Roberto Alajmo, è una cipolla.

A scuola avevo sempre nove. Ma nella metà delle materie. Anzi, forse nella metà meno una. Dopo aver spiegato alla prof di disegno come si fanno le proiezioni ortogonali, ho traslocato la mia incoscienza di matricola arrabbiata, ho cambiato facoltà, e mi sono laureato in teologia. Poi però ho continuato a studiare, in particolare la Bibbia, la sua storia e la sua lingua. E non ho ancora smesso. Oggi insegno religione al liceo, e mi piace.

Insegno Ebraico biblico all’Officina di Studi Medievali e alla Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. Mi interessa l’esegesi ebraica e mi dedico al dialogo ebraico cristiano. A scrivere sono molto, molto lento, quando parlo, invece, sono un po’ più a mio agio. Se vuoi leggere qualcosa, puoi provare qua.

Sono sposato con Valentina e ho due figli.

Quando sono entrato nei boyscout non mi hanno fatto fare il lupetto, ero troppo grande. Questo non mi ha impedito di restare lì coi pantaloncini corti fino a poco tempo fa. Nello scoutismo ho svolto per molti anni il servizio di educatore, di quadro e di formatore. Tengo in grande considerazione il noto aforisma di Jack Benny.

Quando faccio un regalo ad una persona che amo, cucino per lei o le dipingo un quadro. Anche perché non ho mai soldi, li spendo tutti in libri.

Quando ho un attimo di pausa, amo cambiare prospettiva e guardare la terra dal mare, dando tempo al vento e alle vele.

Parafrasando Amleto, ho più curiosità pronte ad un mio cenno che pensieri nelle quali riversarle, o fantasia con cui dar loro forma, o tempo sufficiente a consumarle.

(Poi, se proprio ti interessa un curriculum un po’ più formale, puoi provare con questo)