Fili

Siamo fragili e vulnerabili. Come Dio, che «è intessuto di relazioni: ama, e chiunque ama è consapevole che l’amore non è mai ferma certezza, solida costruzione di rapporti dati una volta per tutte. Chi ama conosce bene gli abissi, l’instabilità, il rischio della perdita, e l’estasi del cielo. Ami e dipendi dall’altro, come un acrobata sul filo perennemente a rischio di caduta nel vuoto. Se i suoi occhi si posano su di te, puoi sperimentare il paradiso; ma se il suo sguardo ti attraversa senza vederti, ecco che precipiti nell’abisso e il tuo universo finisce in frammenti» (B. Salvarani, Teologia per tempi incerti, Laterza, Bari-Roma 2018, p. 84). Camminare su quel filo è la fatica e l’impegno esaltante di realizzare se stessi. Ma mai una volta per tutte, sempre in modo nuovo, inatteso, creativo. Perché «l’equilibrio sta nel movimento» scriveva il surfista premio Nobel per la chimica Kary Mullis (Ballando nudi nel campo della mente, tr. it. Baldini & Castoldi, Milano 1998).

[Nella foto, il funambolo Philippe Petit attraversa le Twin Towers di New York nel 1974. Da non perdere il suo Trattato di funambolismo, tr. it. Ponte alle Grazie, Firenze 1999]

Fili